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Beppe (Giuseppe) Sajeva è nato a Torino nel marzo 1927 da una famiglia della piccola borghesia ebraica. Nel 1940 l'Italia entra in guerra e, dopo l'armistizio di Badoglio dell'8 settembre 1943 e la conseguente occupazione tedesca, tutto cambiò radicalmente, soprattutto con l'inizio della cattura degli ebrei per deportarli nei campi di concentramento e la creazione della Repubblica Sociale Italiana. La famiglia di Beppe Sajeva ebbe la fortuna di avere un rifugio in un baita affittata per sfollare da Torino causa i bombardamenti Alleati, sui monti di Cumiana. Venti mesi ininterrotti di guerra partigiana, la liberazione di Torino, e fine delle ostilità, almeno per la maggiore parte dei combattenti ma non per lui: il Governo italiano, il 15 luglio del 1945, dichiarò guerra al Giappone e l'A.M.G., Governo Militare Alleato, pretese un apporto fattivo e, attraverso manifesti, promulgò un bando di arruolamento volontario per un corpo di ausiliari addestrati in Francia, nei pressi di Tolone, dall'esercito USA; dopo il lancio dell'atomica su Hiroshima, fu smobilitato, o meglio "licenziato", come dice Sajeva, e tornò in Italia. Fu assunto al giornale Gazzetta del Popolo nel reparto impaginazione dove lavorò di sera e, di giorno, frequentò l'Istituto Tecnico di Arti Grafiche e Giornalistiche "Vigliardi Paravia". Conseguito il diploma passò poi a La Stampa come Ispettore alla Diffusione, prima in Liguria e poi nella provincia di Cuneo. Da Torino si trasferì a Boves, dove vive tuttora.